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Auto a guida autonoma e sicurezza: siamo pronti in Italia?

Dai robotaxi alle prime sperimentazioni italiane, la guida autonoma promette più sicurezza e mobilità inclusiva. Ma tra sfide tecnologiche, nodi normativi e diffidenza sociale, il nostro Paese è davvero pronto a fare il salto?

La guida autonoma è uno dei grandi trend del settore automotive, dagli Stati Uniti alla Cina, i veicoli senza conducente stanno passando dai prototipi alla realtà quotidiana, promettendo di rivoluzionare la mobilità. Tuttavia, ci sono ancora ostacoli da superare e dubbi da risolvere. A che punto siamo oggi e soprattutto l’Italia è pronta ad affrontare questa innovazione sulle proprie strade?

  • Lo scenario globale della guida autonoma
    Un trend con un mercato di 400 milioni di dollari
  • Vantaggi, svantaggi e incertezze della guida autonoma
    Dubbi su ostacoli improvvisi, manovre complesse, privacy e hacker
  • La situazione in Italia: sperimentazioni e normativa
    Politecnici e Università stanno sperimentando soluzioni molto interessanti

Lo scenario globale della guida autonoma

La tecnologia dei veicoli autonomi sta compiendo progressi notevoli, anche se più lentamente rispetto alle previsioni più ottimistiche di qualche anno fa. Già da tempo circolano auto dotate di sistemi di assistenza avanzata (livelli 1 e 2 SAE), ma solo di recente iniziano ad affacciarsi sul mercato soluzioni di autonomia più evoluta, in cui il guidatore può persino togliere le mani dal volante in determinate condizioni​.

La classificazione dei livelli di guida autonoma è composta da sei categorie, dal livello 0 al livello 5, definiti dalla Society of Automotive Engineers (SAE). Questi sono i livelli per distinguere le funzionalità automatizzate che un veicolo può svolgere, fino ad arrivare alla guida completamente autonoma.

  • Livello 0: Auto “storiche” con guida totalmente affidata al conducente, senza interventi elettronici del veicolo.
  • Livello 1: Auto con sistemi di guida assistita di base, come l’ABS e il Cruise Control, che operano durante la frenata, accelerazione e rilevamento di corsia.
  • Livello 2: Auto a guida autonoma parziale, con intervento in frenata e accelerazione in caso di pericolo.
  • Livello 3: Automazione condizionale, in cui l’auto può sostituire il guidatore in alcune situazioni
  • Livello 4: Elevata automazione, in cui l’auto è in grado di monitorare l’ambiente circostante tramite sensori e compiere istruzioni di guida. Il guidatore può intervenire ma l’auto può operare autonomamente.
  • Livello 5: Piena automazione in cui l’auto può gestire completamente la guida senza alcun intervento umano, adattandosi a scenari complessi.

 

Secondo stime di McKinsey, entro il 2035 la guida autonoma potrebbe generare un giro d’affari annuo tra 300 e 400 miliardi di dollari​, confermando così le enormi aspettative economiche alimentate attorno a questo settore. A livello globale si contano decine di aziende tech e case automobilistiche impegnate nello sviluppo di sistemi a guida autonoma, con investimenti di miliardi di dollari.

Ad esempio, Waymo, la divisione di Google/Alphabet, è considerata pioniera in questo settore: dal 2009 i suoi veicoli hanno percorso oltre 22 milioni di miglia su strade pubbliche in più di 25 città americane​, accumulando dati preziosi. Progetti pilota di taxi autonomi sono già attivi: ad esempio i robotaxi di Waymo operano commercialmente a Phoenix, San Francisco, Los Angeles e Austin, offrendo passaggi senza conducente al pubblico.​

Un’altra Big Corporate come Tesla, ha seguito un approccio diverso, introducendo gradualmente ai clienti funzioni di guida assistita sempre più avanzate (il controverso software “Full Self-Driving”), che però al 2025 rimangono di Livello 2 SAE – dunque l’auto non è davvero autonoma e richiede la supervisione umana.

Le prospettive a lungo termine indicano un potenziale enorme in termini di sicurezza stradale e trasformazione della mobilità. L’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) prevede che entro il 2040 ben il 75% delle auto circolanti nel mondo potrebbe essere autonomo​. Inoltre, un rapporto KPMG stima addirittura che a regime l’adozione diffusa di veicoli senza conducente potrebbe ridurre quasi del 90% la frequenza degli incidenti entro il 2050​, eliminando l’errore umano dalla guida.

Vantaggi, svantaggi e incertezze della guida autonoma

La guida autonoma degli autoveicoli porta con sé grandi potenzialità ma anche incognite. Il principale beneficio atteso è un netto miglioramento della sicurezza stradale: eliminando l’errore umano (causa del 90% degli incidenti), i veicoli autonomi promettono di ridurre drasticamente il numero di sinistri.
I sensori avanzati (radar, telecamere etc…) e gli algoritmi di Intelligenza artificiale possono reagire più velocemente di un uomo di fronte ai pericoli, evitando ostacoli improvvisi e mantenendo una guida prudente, in ogni istante​. Si eviterebbero, così, incidenti dovuti a distrazione, stanchezza, abuso di alcol o imprudenze varie.

Oltre alla sicurezza, la guida autonoma offre vantaggi di efficienza: il traffico potrebbe diventare più scorrevole grazie ad auto capaci di coordinarsi tra loro e ottimizzare così velocità e distanze; il tempo passato in auto potrebbe essere recuperato per altre attività e categorie di persone oggi escluse dalla mobilità (anziani non patentati, disabili non in grado di guidare) potrebbero spostarsi in autonomia grazie a robotaxi o navette senza conducente.

In prospettiva, la diffusione di veicoli a guida autonoma potrebbe anche ridisegnare le città: meno bisogno di parcheggi (le auto possono muoversi da sole dopo aver lasciato i passeggeri), servizi di sharing più efficienti, minore inquinamento grazie a una guida ottimizzata e all’integrazione con l’elettrico.

Ma esistono ancora limitazioni tecnologiche e questioni aperte che rappresentano veri e propri punti deboli. I sistemi di guida autonoma attuali faticano in molte situazioni complesse: condizioni meteorologiche avverse (neve, ghiaccio, pioggia forte) possono accecare sensori e telecamere; la gestione di scenari imprevisti o caotici (strade senza segnaletica, cantieri improvvisi, comportamenti anomali di altri utenti della strada) rimane difficoltosa per l’AI. Non a caso, la gran parte dei programmi di guida autonoma oggi limita l’operatività a determinate aree geografiche ben mappate, e condizioni specifiche (le cosiddette operational design domain). “Driverless”, infatti, non significa infallibile: alcuni incidenti avvenuti nei test lo dimostrano, ad esempio veicoli autonomi incapaci di gestire correttamente svolte complicate o casi di ostacoli in carreggiata​.

Vi sono poi i dilemmi etici: come deve reagire un’auto autonoma in una situazione di emergenza in cui qualunque azione potrebbe causare vittime? Al momento non ci sono risposte largamente condivise.

Un altro aspetto critico è quello normativo e legale. Le leggi stradali attuali in molti Paesi non contemplano ancora il caso di veicoli che guidano da soli senza intervento umano. Chi è legalmente responsabile in caso di incidente? Come assicurare un’auto senza conducente?

Molte nazioni stanno aggiornando il proprio quadro normativo: ad esempio, la Convenzione di Vienna sul traffico stradale è stata emendata per riconoscere i sistemi autonomi; Sottoscritto anche dall’Unione Europea, l’articolo rende più semplice la “legalizzazione” della guida autonoma, a partire dagli Adas di livello 3. E nel Regno Unito la nuova legge del 2024 stabilisce che il passeggero di un veicolo autonomo non sarà considerato conducente ai fini di responsabilità.

Tuttavia, questioni come la privacy dei dati (le auto autonome raccolgono e trasmettono enormi quantità di informazioni), la sicurezza informatica (protezione da possibili hackeraggi dei sistemi di guida) e l’impatto occupazionale (autisti professionisti, autotrasportatori e tassisti che temono di essere sostituiti) rappresentano sfide sociali molto importanti.

La situazione in Italia: sperimentazioni e normativa

In Italia la rivoluzione della guida autonoma è ancora alle battute iniziali, ma non mancano progetti e sperimentazioni anche nel nostro Paese. Dal punto di vista normativo, fino a pochi anni fa il Codice della Strada italiano impediva la circolazione di veicoli senza conducente: la legge definisce infatti il veicolo come “mezzo guidato da una persona”, escludendo quindi un’auto che si muove autonomamente​.

Una svolta è arrivata con il Decreto “Smart Road” (D.M. n.70 del 28/02/2018), emanato dal Ministero dei Trasporti, che ha istituito un quadro normativo per autorizzare la sperimentazione su strada di veicoli a guida autonoma. Dal 2018 è possibile, per enti e aziende che ne facciano richiesta, ottenere permessi per testare veicoli dotati di sistemi avanzati di guida sulle strade pubbliche italiane, a condizioni molto stringenti.

Il decreto ha fissato paletti come la necessità di un safety driver a bordo pronto a intervenire, l’obbligo di registrare i dati di ogni test, nonché requisiti sui tipi di strade e situazioni dove è consentito svolgere le prove. Inizialmente, inoltre, erano ammessi solo veicoli con automazione fino al Livello 2 SAE (guida “collaborativa” con l’uomo)​. Un aggiornamento successivo, proposto nel 2020, ha aperto la porta anche a test con veicoli privi di volante e pedali​ – quindi potenzialmente di Livello 4 – ma sempre in contesti controllati e previa autorizzazione caso per caso.

Grazie a questo quadro regolatorio, sono partite le prime sperimentazioni. Un evento simbolico rilevante si è tenuto già a fine 2018 a Torino: nell’ambito di una demo sul 5G, una vettura è stata guidata da remoto attraverso le strade del centro, con i passeggeri a bordo e un pilota che la controllava da una postazione distante via rete mobile​.

Il primo vero test su strada pubblica di un veicolo autonomo in Italia è avvenuto a Parma il 27 maggio 2019: protagonista l’azienda VisLab (spin-off dell’Università di Parma), che per prima ha ottenuto dal Ministero l’autorizzazione a condurre prove con una vettura a guida automatica nel traffico reale​. Il veicolo, un prototipo equipaggiato con sensori e computer di bordo ha percorso alcuni tratti cittadini dimostrando capacità di mantenere la corsia, affrontare rotonde e intersezioni in autonomia​.

Torino si è proposta come città laboratorio: dal 2018 il Comune ha lanciato il progetto Turin City Lab per attrarre sperimentazioni hi-tech, e proprio a Torino nel 2021-2022 la società ingegneristica Teoresi ha condotto un progetto di conversione di una microcar elettrica (la XEV YoYo) in una vettura senza conducente, in collaborazione con il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile​.

A Milano, il Politecnico e altre università stanno lavorando sulla sviluppo della guida autonoma: nel 2020 una piccola navetta autonoma ha circolato nell’area del campus Bovisa in fase di test, e più di recente il Politecnico di Milano ha ottenuto l’autorizzazione per far partecipare un’auto a guida autonoma alla storica gara rievocativa 1000 Miglia: nel 2024, infatti, il Politecnico ha partecipato alla storica gara con il progetto “1000 Miglia Autonomous Drive” (1000 MAD), realizzando una delle più lunghe sperimentazioni di guida autonoma su strade pubbliche, nel nostro Paese. È stata utilizzata una Maserati GranCabrio Folgore completamente elettrica, equipaggiata con un sistema avanzato di guida autonoma sviluppato dal team di ricerca del Politecnico. La vettura ha percorso oltre 1.000 km in modalità autonoma durante la corsa, affrontando diverse tipologie di strade e condizioni di traffico reali. A bordo era presente un “co-driver” umano, nel rispetto dei requisiti di sicurezza previsti per la sperimentazione su strade pubbliche.

Oltre al Politecnico, anche aziende pubbliche e private stanno investendo. Poste Italiane nel 2024 ha annunciato un progetto pilota per veicoli a guida autonoma destinati alla consegna dei pacchi​, nell’ambito dei finanziamenti del PNRR (Piano di Ripresa e Resilienza) dedicati alla mobilità smart: l’idea è sviluppare van o micro-veicoli capaci di effettuare il recapito ultimo miglio senza conducente, inizialmente in ambienti protetti e poi, un domani, sulle strade urbane.

Il progetto prevede la costruzione di un prototipo veicolare connesso a guida autonoma, sfruttando una piattaforma innovativa di sensori e avanzati algoritmi di intelligenza artificiale per consentire la guida autonoma in ambienti urbani complessi. Il veicolo sarà personalizzato con elementi di design per migliorare l’esperienza degli operatori e dei clienti, rispondendo alle specifiche funzionalità identificate nei casi d’uso di interesse per Poste Italiane.

La guida autonoma arriverà…ma non subito

La guida autonoma rappresenta una delle sfide tecnologiche più ambiziose del nostro tempo, e sebbene l’Italia non sia ancora tra i Paesi leader, sta muovendo i primi passi con decisione. Le sperimentazioni condotte da università, aziende e pubbliche amministrazioni dimostrano un crescente interesse, ma il quadro normativo deve ancora evolversi per accogliere pienamente questa innovazione. Perché la guida autonoma possa davvero decollare anche nel nostro Paese, serviranno investimenti in infrastrutture, un aggiornamento delle leggi, una maggiore fiducia da parte dell’opinione pubblica e una strategia coordinata tra pubblico e privato. I vantaggi in termini di sicurezza, sostenibilità e inclusività sono concreti, ma non automatici: occorre prepararli con attenzione. L’Italia ha il know-how tecnologico e la creatività per giocare un ruolo importante, a patto di non perdere altro tempo. Il futuro della mobilità è autonomo, ma dipende dalle scelte che faremo oggi.​

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