Gli scienziati si occupano delle buche stradali
Nuovi livelli di tecnologia e sistemi ingegneristici sempre più sofisticati non sono sempre sufficienti a garantire una viabilità sicura e senza incidenti, per questo diversi gruppi di ricerca scientifici si stanno interessando a tutti i temi legati alla circolazione su strada. In Usa oltre 16 milioni di guidatori hanno subito danni ai propri mezzi mentre in Italia, nel solo 2014, abbiamo registrato circa 1.800 incidenti causati dalla presenza di buche nel manto stradale. Decisamente troppi perché non si pensi a delle soluzioni ad hoc.
Buche stradali, quella del risparmio non è la ‘strada’ giusta
La tematica è stata approfondita dall’Economist, che in un pezzo molto interessante ha sottolineato come il fenomeno sia dovuto a delle infiltrazioni d’acqua: tutta colpa del troppo caldo o del troppo freddo che rovinano l’asfalto creando le crepe sfruttate poi dall’acqua. Prima di capire cosa si può fare è bene precisare cosa non si deve fare: il materiale usato per tappare le buche viene spesso lavorato a freddo, perché più economico, ma questo impedisce al materiale stesso di assumere la forma perfetta del buco da riempire. Un lavoro fatto male insomma non può essere la giusta via: serve un materiale caldo che si possa versare con buona rapidità.
I possibili rimedi degli scienziati al fenomeno delle buche stradali
Una prima soluzione viene da un gruppo di ricerca della University of Minnesota Duluth che come riportato sempre dall’Economist ha pensato di miscelare l’asfalto al ferro rettificato: il materiale che ne viene fuori può essere scaldato velocemente con delle microonde cosa che consentirebbe una perfetta adesione del materiale stesso alla falla da riempire. Etienne Jeoffroy del Politecnico federale di Zurigo, André Studart e Manfred Partl dell’EMPA (un centro di ricerca svizzero) hanno invece pensato di immettere ossido di ferro nell’asfalto con un riscaldamento che in questo caso avverrebbe tramite campi magnetici. A quel punto si potrebbe calendarizzare la manutenzione stradale solo una volta l’anno tramite il transito di una speciale vettura in grado di creare il necessario campo magnetico. Un’ultima interessante ipotesi viene infine da Phil Purnell, professore dell’Università di Leeds, che ha pensato di montare su certe automobili dei sistemi in grado di monitorare le condizioni dell’asfalto e di trasmettere i dati a un veicolo di riparazione robotizzato. Il concetto base in questo caso è quello della prevenzione dato che verrebbero segnalate anche piccole crepe e non solo buche di grandi dimensioni. La macchina-robot studiata dal professor Purnell potrebbe dunque intervenire prima che si formino falle di ampie dimensioni risolvendo il problema alla radice.