Le novità della sharing mobility
La sharing mobility, o mobilità condivisa, è un modello di trasporto basato sull’uso temporaneo e condiviso di veicoli – auto, bici, scooter o monopattini – messi a disposizione da operatori privati tramite app
A differenza del noleggio tradizionale, consente un utilizzo flessibile, immediato e sostenibile, perfetto per gli spostamenti urbani di breve durata.
L’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility, promosso dai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha pubblicato il 9° Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility 2025; il documento fotografa un settore in crescita nella domanda, ma in contrazione nell’offerta, segno di una fase di maturità e consolidamento per la mobilità condivisa in Italia.
Domanda in aumento, servizi in calo: la nuova geografia della mobilità condivisa
La domanda di servizi di sharing mobility in Italia ha raggiunto quasi 60 milioni di noleggi annui nel 2025, con un incremento del 20% rispetto al 2024.
Il settore si consolida dopo anni di boom, diventando un’abitudine quotidiana in molte città italiane.
La micromobilità – biciclette e monopattini – rappresenta circa il 90% dei noleggi totali, confermandosi la spina dorsale del settore.
Nel dettaglio:
- Monopattini: 50% dei noleggi totali, in forte crescita (+30% nel primo quadrimestre 2025)
- Biciclette: 32% dei noleggi, in aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2022
- Auto (carsharing): 12%, in calo del 20% nel 2025
- Scooter: 7%, con un leggero ridimensionamento ma buoni livelli di utilizzo
Nel complesso, la sharing mobility italiana copre oltre 200 milioni di km all’anno, con una media di 2 km per bici e monopattini, 4,5 km per scooter e 13–24 km per le auto a seconda del modello free-floating o station-based.
Tuttavia, il lato dell’offerta mostra un ridimensionamento: la tendenza è quella di una concentrazione del servizio nei grandi centri urbani (Milano, Roma, Bologna, Firenze, Torino), lasciando scoperte molte aree del Centro-Sud. 16 capoluoghi di provincia – tra cui Catanzaro, Prato e Reggio Calabria – hanno perso i propri servizi. Oggi, solo 13 milioni di cittadini vivono oggi in città servite da sharing mobility (–7% rispetto al 2022).
Progetti come il Fondo Nazionale TPL (0,3%) e il Fondo Sociale per il Clima puntano a colmare questo divario, integrando sharing mobility e trasporto pubblico.
Le app che semplificano la mobilità condivisa
La tecnologia è il cuore del sistema. Applicazioni come Urbi, Dott, Lime, Ridemovi o Corrente permettono di:
- localizzare e prenotare il mezzo più vicino,
- sbloccare il veicolo tramite QR code,
- gestire il pagamento in app.
Oggi oltre il 62% dei veicoli è in modalità free-floating, cioè con parcheggio libero, una formula che ha aumentato l’utilizzo medio del 12%. Tuttavia, la gestione ordinata degli spazi pubblici resta una priorità: le amministrazioni stanno avviando campagne per promuovere comportamenti corretti e il rispetto del decoro urbano.
Lo scenario europeo
Nel confronto europeo, l’Italia mostra una domanda stabile ma un’offerta più ridotta rispetto agli altri principali paesi:
- Berlino ha il doppio delle auto in carsharing rispetto a tutta l’Italia.
- Parigi, solo con il suo servizio di bikesharing, totalizza tanti noleggi quanto l’intera sharing mobility italiana.
- Amburgo e Lione vantano flotte auto paragonabili a tutto il parco italiano.
Queste città beneficiano di forte integrazione con il trasporto pubblico e politiche pubbliche strutturate, elementi chiave per far crescere un ecosistema più solido.
Politiche e incentivi: verso l’integrazione con il trasporto pubblico locale
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha destinato lo 0,3% del Fondo Nazionale TPL (circa 15 milioni di euro annui) al sostegno della sharing mobility.
Otto regioni hanno usato i fondi per voucher e abbonamenti integrati.
Il caso emblematico è quello dell’Emilia-Romagna, dove gli abbonati al trasporto pubblico possono usufruire di noleggi gratuiti con Corrente e Ridemovi. Grazie a questa misura, Bologna ha registrato un +150% di noleggi rispetto alla media nazionale.
Dal 2026, il Fondo Sociale per il Clima potrà finanziare progetti di mobilità condivisa nelle aree svantaggiate, con l’obiettivo di ridurre la povertà dei trasporti e migliorare la coesione territoriale.
Il futuro della mobilità condivisa
La sharing mobility in Italia è entrata nella sua fase di maturità.
Non cresce più in modo esplosivo, ma è ormai una componente strutturale della mobilità urbana.
Le sfide dei prossimi anni riguardano:
- l’integrazione con il trasporto pubblico,
- il sostegno alle città medio-piccole,
- il rafforzamento dei modelli economici sostenibili per operatori e utenti.
Con un adeguato supporto pubblico e politiche mirate, la mobilità condivisa può diventare uno strumento chiave per ridurre la povertà dei trasporti e avvicinare l’Italia all’obiettivo di una mobilità urbana pienamente sostenibile.
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