Nel 2018 la prima causa di incidenti è stata la distrazione alla guida
Lo conferma il rapporto ACI-Istat: le distrazioni, sommate al mancato rispetto della precedenza e alla velocità troppo elevata, causano il 40,8% degli incidenti.
La distrazione alla guida si conferma tra i maggiori pericoli sulle strade, ma almeno nel 2018 il numero dei morti sulle strade italiane è complessivamente diminuito rispetto a quello precedente (-1,6%), sebbene siano aumentate le vittime sulle autostrade: da 296 nel 2017, a 327 nel 2018, (+10,5%).
In calo anche il numero complessivo degli incidenti (- 1,5%), mentre per ciclomotori e pedoni le cose non vanno meglio. In generale nel confronto tra il 2018 e il 2010 (anno di benchmark per la sicurezza stradale) i decessi si riducono del 21% in Europa e del 19,2% in Italia.
Nel complesso si tratta di numeri incoraggianti, che tuttavia ci posizionano ancora molto lontani dell’obiettivo, ormai fallito, del dimezzamento delle vittime in Europa previsto per il decennio 2010-2020
- La distrazione alla guida si conferma tra i maggior pericoli sulle strade
Distrazione, mancata precedenza e velocità elevata le prime tre cause di incidenti.
- Panoramica sui numeri del rapporto ACI-Istat
Meno morti, meno incidenti e feriti. Aumentano vittime tra i giovani e gli anziani.
- A piedi e su due ruote, il rischio è sempre alto. Anno nero sulle autostrade
Più pedoni e ciclomotori coinvolti. Il dato peggiore arriva dal crollo del ponte Morandi.
- Quando prestare maggiore attenzione?
I mesi estivi si confermano il periodo con il maggior numero di incidenti e vittime.
Distrazione alla guida, tra i maggiori pericoli sulle strade
Tra le più frequenti cause che provocano comportamenti errati alla base delle situazioni pericolose che spesso si trasformano in collisioni tra autoveicoli, si confermano la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza o del semaforo, e la velocità troppo elevata (sommati raggiungono il 40,8% dei casi).
Ancora una conferma, quindi, delle conseguenze potenzialmente drammatiche della distrazione alla guida. Le azioni più rischiose sono le chiamate da cellulare, ma anche solo tenere in mano lo smartphone prestando attenzione agli alert sonori o notifiche può essere molto pericoloso.
Per rendersi conto di quanto la sicurezza stradale sia a repentaglio, basti pensare che appena 10 secondi di distrazione, ad una velocità di 100km/h, equivale a percorrere a occhi chiusi una distanza simile a quella di 3 campi da calcio.
Siamo quindi di fronte ad una realtà diversa rispetto a qualche anno fa, quando il rischio maggiore era quello della guida in stato di ebbrezza. Adesso il nemico numero uno è tecnologico (da non demonizzare, la tecnologia è utilissima se utilizzata responsabilmente) sebbene basterebbero pochi semplici accorgimenti per evitare il peggio.
Cellulare, ma non solo: anche i navigatori possono essere motivo di incidenti. In questo caso il rischio di disattenzione si può prevenire facilmente: basta impostare partenza e destinazione prima di mettersi al volante, e studiare bene il percorso suggerito.
Le tecnologie però non sono le uniche cause di distrazione, ve ne sono alcune molto più “tradizionali” come mangiare o bere (aprire bottigliette d’acqua in macchina mentre si guida, ad esempio), fumare o cercare oggetti da qualche parte dell’abitacolo: tutte azioni potenzialmente molto pericolose.
Anche le emozioni giocano un ruolo importante quando si è al volante: guidare in preda all’ira, all’agitazione aumenta di dieci volte il rischio di fare un incidente. Senza dimenticare che guidare al di sopra dei limiti di velocità, aumenta il rischio di incidente di 13 volte.
Panoramica sui numeri del rapporto ACI-Istat
In Italia nel 2018 i decessi causati da incidenti stradali sono fortunatamente diminuiti (3.325 contro i 3.378 del 2017: -1,6%), così come gli incidenti (172.344 rispetto ai 174.933 dell’anno precedente: -1,5%) e i feriti (242.621, erano 246.750 nel 2017: -1,7%).
I giovani tra 15 e 24 anni si confermano una fascia particolarmente a rischio. Poi troviamo gli anziani tra 70 e 74 anni che rappresentano 6,7% del totale.
Per gli uomini si rilevano picchi in tre fasce d’età: 40-44, 20-24e 55-59. Per le donne le frequenze sono maggiori per le età tra i 70 e gli 84 anni.
Incoraggiate il dato sui bambini: nel 2018 si sono registrate infatti 9 vittime in meno tra quelli di 0-14 anni (-20,9% rispetto al 2017).
Tra i giovanissimi neo patentati, la probabilità di collisioni è molto più alta, mentre decresce a partire dai 25 anni.
Prendendo in rassegna le diverse voci riportate nel recente rapporto ACI-Istat, tra le altre cause di incidenti troviamo: distanza di sicurezza (20.443), manovra irregolare (15.192), comportamento scorretto verso il pedone (7.243) o del pedone (7.021), presenza di buche o ostacoli accidentali (6.753): rispettivamente il 9,2%, il 6,9%, il 3,3%, il 3,2% e il 3,1% del totale.
Sulle strade urbane la prima causa di incidente è il mancato rispetto di precedenza o semafori (17%), seguito dalla guida distratta (14,9%); sulle strade extraurbane la guida distratta o andamento indeciso (20,1%), velocità troppo elevata (14%) e mancata distanza di sicurezza (13,8%).
Le violazioni al Codice della Strada risultano in diminuzione del 4% rispetto al 2017: ai primi posti l’inosservanza del rispetto della segnaletica (365.697; -6,6%), seguita dal mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (202.941; -0,03%).
Un dato inatteso e positivo riguarda la sanzione dell’uso improprio del cellulare alla guida: -6,1% rispetto al 2017 (136.950 casi).
In diminuzione anche le contravvenzioni per eccesso di velocità, (2.513.936; -11,6%). Tra le probabili cause il fatto che, nei mesi di giugno e luglio, il sistema Tutor sia stato inattivo.
A piedi e su due ruote, il rischio è sempre alto. Anno nero in autostrada
I conducenti di ciclomotori si confermano tra le categorie più a rischio. Purtroppo per questa categoria di guidatori (bastano 14 anni di età per guidare un ciclomotore) la mortalità è incrementata notevolmente (+17,4%). Anche i dati inerenti i pedoni nel 2018 non sono incoraggianti (+1,5%).
Ma il vero dato sconfortante arriva dalla circolazione in autostrada: nel 2018 si è verificato un incremento della mortalità del 10,5% mentre le cose sono andate meglio in città (-4,4%) e sulle strade extraurbane (-1,2%). Il dato sulle autostrade risente pesantemente del crollo del Ponte Morandi della A10 Genova-Savona-Ventimiglia, il 14 agosto 2018, che ha coinvolto numerosi veicoli causando 43 vittime.
Quando prestare particolarmente attenzione?
Dal lunedì al venerdì in corrispondenza degli spostamenti casa-lavoro e intorno alle 13, nel fine settimana tra le 11 e le 13, e tra le 16 e le 20 sono le fasce più a rischio per gli incidenti.
Gli incidenti più gravi avvengono tra l’una e le 6 del mattino e fuori dal centro abitato.
I mesi estivi si confermano il periodo peggiore, registrando il maggior numero di incidenti e vittime e con il tasso di occupazione delle autovetture più alto. In particolare giugno e luglio presentano picchi per numero di incidenti – quasi 17mila ogni mese – e luglio e agosto per le vittime – oltre 700 in totale.
Agosto è il mese più pericoloso per il numero di incidenti gravi in tutti gli ambiti stradali (2,7 morti ogni 100 incidenti).
In generale possiamo dire che la riduzione media annua del numero di vittime della strada del nostro paese, pari a 2,6% nel periodo 2010-2018, è inferiore all’obiettivo europeo di dimezzare il numero di morti in incidenti stradali entro il 2020. Un obiettivo ormai irrealizzabile nei tempi previsti.