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Come contestare una multa per divieto di sosta

Vuoi presentare ricorso contro una multa per divieto di sosta? Ecco la procedura da seguire, i motivi di ricorso più frequenti e quando invece conviene pagare

Trovare parcheggio per l’auto può diventare una vera e propria sfida, soprattutto nelle strade di città, e allora può capitare di sostare per qualche minuto dove in realtà non si potrebbe. È proprio in quei momenti che arriva implacabile l’agente della polizia stradale.

Nella maggior parte dei casi le sanzioni per divieto di sosta sono pienamente giustificate, ma se l’automobilista ritiene che la contravvenzione sia priva di fondamento, può presentare ricorso e quindi contestare la multa per divieto di sosta.

Per procedere al ricorso bisogna conoscere l’iter burocratico da affrontare e ovviamente non si può avere la certezza che il ricorso venga accolto. Di certo, quando si hanno delle ottime motivazioni che supportano la contestazione, si può sempre fare un tentativo!

Tutti i motivi che giustificano un ricorso

La procedura passo passo per presentare ricorso presso il Prefetto

Ecco i passaggi da seguire per presentare ricorso presso il Giudice di Pace

Scopri quando è meglio lasciar perdere il ricorso e pagare la multa


Quando contestare una multa per divieto di sosta

A chi non è capitato almeno una volta di trovare una multa per divieto di sosta sul parabrezza della macchina? In effetti si tratta di un’infrazione molto frequente e i vigili urbani e gli ausiliari del traffico di alcuni comuni sembrano fin troppo diligenti nel portare a termine questo incarico.

Anche se si tratta di una sosta in divieto di posti minuti, si tratta pur sempre di una violazione del Codice della Strada e al proprietario del veicolo non resta che procedere al pagamento della sanzione amministrativa.

Non è raro che il conducente consideri ingiusta la multa, perché magari il ticket per le strisce blu è stato regolarmente pagato ed era ben visibile sul cruscotto, eppure il verbale di accertamento è stato comunque compilato dalla polizia municipale.

Il motivo della contestazione può essere legato anche alla mancanza della segnaletica orizzontale o verticale oppure nel verbale della contravvenzione mancavano alcuni dati importanti che possono riguardare sia l’organo accertatore che il veicolo, auto o moto che sia.

La contestazione della multa non si può presentare sempre e in ogni caso, infatti occorrono delle ragioni precise per supportare la richiesta di annullamento della sanzione. Ecco quali sono le cause più frequenti che possono motivare un ricorso:

  • La multa può avere un vizio di forma, ad esempio la data indicata è sbagliata oppure il modello o la targa del veicolo non sono corretti;
  • Il verbale di accertamento non è stato compilato in ogni sua parte oppure è illeggibile o è stato compilato da chi non aveva l’autorità in quella determinata zona o territorio comunale;
  • La segnaletica orizzontale o verticale non era presente o ben visibile;
  • Il conducente ha ricevuto una nuova notifica, ma ha già provveduto al pagamento;
  • La multa viene recapitata all’indirizzo di residenza del trasgressore dopo 90 giorni dall’infrazione;
  • La sanzione è stata notificata al precedente proprietario del veicolo, ma il passaggio di proprietà è stato effettuato regolarmente.

Queste sono solo le ipotesi più comuni che giustificano un ricorso, ma non sono le uniche, infatti è sempre meglio informarsi bene, così da evitare di pagare una multa ingiusta.

Vediamo adesso qual è la procedura da seguire per contestare una multa per divieto di sosta. Non esiste una sola strada da percorrere, quindi puoi scegliere quella che fa al caso tuo.

Come contestare una multa al Prefetto

La prima modalità per contestare la multa è quella di presentare ricorso al Prefetto. I tempi di prescrizione sono piuttosto lunghi, infatti l’automobilista ha ben 60 giorni di tempo per preparare tutti i documenti e inviare la raccomandata con ricevuta di ritorno alla Prefettura.

Questi 60 giorni iniziano a decorrere dal giorno dell’infrazione e fa fede la data indicata nel timbro postale. In alternativa alla raccomandata, la richiesta può essere presentata a mano, ma in entrambi i casi la pratica è totalmente gratuita.

La richiesta va redatta in carta semplice e deve contenere le generalità del richiedente. Occorre inoltre allegare una copia del verbale di accertamento e tutta la documentazione che può essere utile per supportare la richiesta, come delle fotografie o una copia del ticket del parcheggio. Il richiedente può anche chiedere di essere ascoltato dal Prefetto.

Il Prefetto ha 120 giorni di tempo per emettere un’ordinanza che contiene la decisione. Può decidere di annullare la sanzione, confermarla e anche obbligare il trasgressore a pagare un importo pari al doppio di quello previsto inizialmente.

Se passano 120 giorni senza che il Prefetto abbia emesso l’ordinanza, il ricorso può considerarsi accettato (si parla in questo caso di silenzio assenso) e il conducente non dovrà pagare alcuna sanzione.

L’ordinanza di rigetto obbliga invece il trasgressore a pagare entro 30 giorni dall’ingiunzione di pagamento, che in genere viene notificata entro 150 giorni dal provvedimento.

Come contestare una multa al Giudice di Pace

I cittadini che vogliono opporsi ad una multa ingiusta per divieto di sosta, possono rivolgersi in alternativa anche al Giudice di Pace e in questo caso bisogna seguire un procedimento molto simile a quello che abbiamo già visto.

Il ricorso al Giudice di Pace va presentato entro 30 giorni dall’infrazione e a differenza di quello visto in precedenza ha dei costi, seppur contenuti. Si tratta del contributo unificato, pari a 43€ nel caso in cui la sanzione abbia un importo più basso di 1.100€.

La domanda va presentata in tribunale, presso la cancelleria del giudice, ma si può anche inviare per posta per mezzo di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Anche in questo caso vanno allegati copia del verbale e dei documenti di identità, insieme alla documentazione che sostiene la richiesta e alla ricevuta di pagamento del contributo unificato.

Il Giudice di Pace deciderà quindi con una sentenza che può accogliere o rigettare il ricorso, oppure può anche modificare l’importo della sanzione dovuta, ma solo entro il massimo e il minimo previsti dalla disposizione di legge.

La risposta alla richiesta di ricorso viene notificata a chi ha presentato la domanda, che in caso di condanna deve pagare la sanzione entro 30 giorni dalla ricezione di questa comunicazione.

Quando non conviene la presentazione del ricorso

Contestare la multa per divieto di sosta ha senso solo se il richiedente è in grado di provare che si tratta di una sanzione ingiusta. Occorrono quindi delle motivazioni ben precise, altrimenti si rischia solo di perdere tempo e denaro.

Il verbale di sanzione è spesso accompagnato anche dal bollettino per procedere il pagamento. In genere per le violazioni delle regole di circolazione come il divieto di sosta, il trasgressore ha diritto ad una riduzione dell’importo dovuto se paga entro un determinato lasso di tempo.

Questa riduzione è concessa anche a chi ha ricevuto il preavviso di accertamento sul parabrezza. Chi paga invece oltre la scadenza prevista nel verbale, viene sanzionato con una maggiorazione dell’importo.

Quando si tratta di sanzioni pecuniarie di piccola entità, il conducente può valutare di pagare la sanzione e usufruire della riduzione, piuttosto che affrontare il procedimento del ricorso. L’esito della contestazione, infatti, è sempre incerto e può comportare il pagamento di una sanzione ben più salata di quella prevista inizialmente.

Bisogna anche considerare che chi viene sanzionato per divieto di sosta non è soggetto ad alcuna decurtazione dei punti della patente. Il saldo punti si può ridurre solo se la sosta ha luogo nelle strisce gialle, oppure in corrispondenza di raccordi o curve.

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