Codice della strada

Quando avviene la prescrizione del bollo auto

Sapevi che un ritardo della pubblica amministrazione può comportare la prescrizione del bollo auto? Ecco quali sono i termini di decorrenza e come funzionano.

Il rispetto delle scadenze è uno degli obblighi di ogni automobilista, che deve pagare il bollo auto entro dei termini precisi. Molti non sanno che anche le pubbliche amministrazioni sono tenute a rispettare dei termini per la riscossione del bollo e che un eventuale ritardo può anche liberare il contribuente dall’obbligo del pagamento.

Può essere utile, quindi, conoscere il termine della prescrizione del bollo auto e capire quando la lentezza degli enti pubblici gioca a favore degli automobilisti. Scopriamo allora come funziona la prescrizione del bollo e quando si verifica.

In cosa consiste la tassa automobilistica che chiamiamo bollo auto

I termini da conoscere in caso di prescrizione del bollo

Ecco quando la prescrizione si interrompe e con quali atti

Tutte le modalità per difendersi quando si riceve una richiesta di pagamento ma il bollo è prescritto

Sanzioni, interessi di mora e le conseguenze delle cartella esattoriale


Cos’è il bollo auto

Il bollo auto rappresenta la tassa automobilistica che è legata alla proprietà del veicolo e non alla circolazione. Questo significa che il proprietario è tenuto a pagare il bollo anche se il mezzo non è marciante e rimane posteggiato in garage o in un’area privata.

Per il calcolo del bollo auto si tiene conto della potenza del motore espressa in Kw e della classe ambientale delle vetture, dalla classe 0 fino ad Euro 6. Inoltre i veicoli che hanno una potenza superiore a 185 Kw pagano anche il superbollo, ossia una somma ulteriore pari a circa 20€ per ogni Kw eccedente, che va ad aggiungersi al bollo.

Esistono diversi strumenti per la verifica della validità del bollo auto e di altre informazioni, come l’importo, la data di scadenza e l’esistenza di eventuali arretrati da pagare. Questo controllo si può effettuare sul sito web dell’Agenzia delle Entrate, inserendo targa e categoria del veicolo, o sul sito dell’ACI, specificando se si tratta di rinnovo o prima immatricolazione.

Anche per la scadenza del bollo auto le regole sono un po’ particolari, infatti non si tratta di una data uguale per tutti i veicoli. Se ad esempio il bollo scade a giugno, il versamento va effettuato dal primo giorno del mese successivo e cioè a partire dal 1° luglio.

Il sistema per calcolare l’importo e la scadenza di certo è un po’ macchinoso e questa piccola difficoltà genera spesso confusione e ritardi nei pagamenti. In questi casi possono scattare la mora, le sanzioni e nelle ipotesi più gravi anche l’accertamento da parte degli organi di riscossione.

Quando avviene la prescrizione

La legge prevede che il bollo auto si prescriva in 3 anni e questo significa che se l’automobilista non riceve un avviso di omesso pagamento, una cartella esattoriale o un sollecito in questo lasso di tempo, il pagamento non è più dovuto.

Bisogna però sapere che i termini di prescrizione non iniziano a decorrere dalla scadenza del bollo, ma dal 1° gennaio dell’anno successivo. Se per ipotesi il bollo scade a luglio 2019, la decorrenza dei termini inizia il 1° gennaio 2020 e scade il 31 dicembre 2022.

Quando questi 3 anni trascorrono senza che gli automobilisti abbiano ricevuto una notifica, una cartella dell’agenzia di riscossione o un avviso bonario, si configura il bollo auto prescritto e ogni provvedimento successivo della pubblica amministrazione rimane privo di efficacia e si può considerare illegittimo.

Anche le amministrazioni pubbliche hanno quindi dei limiti temporali da rispettare e la lentezza della burocrazia in alcuni casi può favorire i cittadini più smemorati, che si dimenticano di avere il bollo scaduto.

Se invece il bollo non è ancora prescritto, il proprietario del veicolo può ancora pagare attraverso il ravvedimento operoso, ma se il ritardato pagamento viene effettuato dopo oltre un anno dalla scadenza, agli interessi di mora si aggiungono anche le sanzioni.

Cosa cambia in caso di atti interruttivi

Affinché il bollo risulti prescritto in modo definitivo, è necessario che questi 3 anni di prescrizione non siano stati interrotti dalla ricezione da parte dell’automobilista di una comunicazione della Regione di residenza o dell’Agenzia delle Entrate.

Esistono diversi tipi di atto interruttivo, come ad esempio un sollecito di pagamento, una cartella esattoriale o un avviso di accertamento. In presenza di uno di questi atti, i termini di prescrizione di 3 anni iniziano nuovamente a decorrere, fino alla successiva interruzione.

Chi vuole difendersi in caso di bollo prescritto, deve quindi fare molta attenzione alla data di ricezione di questi atti, che allungano i tempi a disposizione degli enti pubblici per richiedere il pagamento.

Come difendersi da una richiesta di pagamento illegittima

In realtà l’automobilista deve fare anche un ulteriore verifica, perché oltre ai termini di prescrizione del bollo deve tenere conto anche dei termini di decadenza della cartella di pagamento.

Infatti la cartella esattoriale si prescrive dopo 2 anni da quando il titolare del tributo ha consegnato il ruolo all’ente di riscossione. Chi riceve una cartella di pagamento scaduta, si può quindi difendere dalla richiesta di riscossione illegittima.

È possibile presentare un’istanza di sospensione all’agenzia di riscossione entro 60 giorni dalla notifica. Ricevuta la richiesta, l’ente a questo punto avrà 220 giorni di tempo per rispondere all’istanza e il silenzio vale a tutti gli effetti come un’accettazione del ricorso, che produce l’annullamento della cartella esattoriale.

I proprietari delle autovetture in questione che hanno presentato tutta la documentazione, durante il periodo di sospensione non rischiano il fermo amministrativo dell’auto o il pignoramento.

Esiste anche un altro modo per difendersi da una richiesta di pagamento illegittima ed è quello di presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. Anche in questo caso bisogna agire entro 60 giorni dalla notifica e se la somma da versare è inferiore a 3.000€, la procedura è più snella e non occorre neanche l’assistenza di un avvocato o di un commercialista.

Le conseguenze del mancato pagamento del bollo auto

La normativa, sebbene preveda alcune scappatoie per l’automobilista inadempiente, afferma con forza che pagare il bollo è comunque un obbligo e in caso di violazione o ritardi scattano delle conseguenze.

In caso di pagamento effettuato fino a 14 giorni dopo la scadenza, si applica una sanzione pari allo 0,1% per ogni giorno di ritardo, mentre da 15 a 30 giorni di ritardo la maggiorazione è dell’1,5%. Chi invece paga dal 31° al 90° giorno dopo la scadenza, è tenuto a pagare anche l’1,67% in più per ogni giorno di ritardo, mentre superati i 90 giorni e fino ad un anno, la sanzione è pari al 3,75%.

Il ravvedimento operoso è possibile quindi fino ad un anno dalla scadenza, ma superati i 365 giorni è prevista una multa del 30% e anche un interesse di mora pari allo 0,5% per ogni 6 mesi di ritardo.

La ricezione di una cartella esattoriale potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione e portare a conseguenze ben più serie, come il fermo dell’auto o un pignoramento. Per evitare questo, si consiglia quindi di pagare sempre il bollo entro la scadenza e di conservare bene le ricevute di pagamento.

Tutte le sanzioni a cui abbiamo accennato non si applicano a chi ha diritto all’esenzione totale del bollo auto oppure a delle esenzioni parziali.

Il pagamento non è dovuto neanche da chi abbia venduto l’auto oppure se la vettura è stata rubata. In questi due casi vanno presentati agli uffici preposti, rispettivamente, copia dell’atto di vendita con passaggio di proprietà e una certificazione di perdita del possesso, da dichiarare al Pubblico Registro Automobilistico o presso un giudice di pace.

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